L’albero del cacao non esisteva nel Vecchio Mondo e gli europei lo conobbero solo dopo la scoperta dell’America. Il primo fu lo stesso Cristoforo Colombo, che però non ne rimase particolarmente impressionato, lo colpì solo il fatto che gli indigeni americani ne usassero i semi come moneta.
Quando nel 1519 Hernando Cortez sbarcò nel Messico, il cioccolato era la bevanda nazionale degli Aztechi, ed era però amara e molto, molto piccante, a causa dell’aggiunta di peperoncino. Non fu quindi subito apprezzata dagli spagnoli.
In seguito, alla fine del Cinquecento, eliminato il peperoncino e dolcificato con lo zucchero, il cioccolato conquistò la Spagna.
A quell’epoca la pasta del cioccolato, a base di cacao pestato, zucchero e spezie come vaniglia e cannella (Per essere consumata veniva poi diluita con acqua calda), era preparata in gran segreto nelle colonie Americane e, per mare, sfidando i pirati, giungeva in Europa.
In breve la cioccolata divenne una bevanda insostituibile. Addirittura, in certe occasioni fu motivo di scontro con la chiesa cattolica: durante le funzioni religiose era un andirivieni di ancelle che entravano in chiesa per portare cioccolata calda alle dame che ascoltavano le prediche, tanto che un vescovo minacciò di scomunica chiunque avesse consumato la bevanda nei luoghi sacri. Poi sorse anche la questione, risolta in seguito a molte diatribe, se la cioccolata rompesse o meno il digiuno, cioè se potesse essere consumata prima dell’Eucarestia.
Per circa tre secoli la cioccolata fu unicamente una bevanda, soltanto nell’800 comparvero tavolette e cioccolatini, ed ancora dopo le uova di cioccolato.
mercoledì 24 ottobre 2007
Curiosità... al cacao
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